Parco Archeologico di Monte Iato

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A circa 30 km da Palermo, sopra i centri abitati di San Cipirello e San Giuseppe Jato, si eleva il Monte Jato (m.852 s.l.m.), la visita all’area archeologica di Iaitas/Ietas/Giato/Jato passa attraverso l’Antiquarium di “Case d’Alia”.

L’area archeologica, dalla quale si accede tramite una strada in cemento dopo circa 800 metri dall’Antiquarium, ha una struttura di accoglienza con un ampio parcheggio e dove staziona il personale di custodia.

Da qui inizia un percorso a piedi che, dopo circa 40 minuti di cammino, giunge alla città di Iaitas/Ietas/Giato/Jato, occupata da età protostorica fino al 1246 (sicana-elima, greca ellenistica, romana, bizantina, musulmana e normanna). Caratteristiche le fortificazioni, la struttura dell’agorà, il teatro e le abitazioni.

Storia Generale
Il primo insediamento a Monte Jato risale al X-IX secolo a.C.; nel corso del VI secolo a.C. il villaggio indigeno fu ellenizzato ed occupato ininterrottamente fino al 1246 d.C., anno della sua distruzione ad opera delle truppe sveve dell’Imperatore Federico II.

Non esistono fonti storiche per le prime fasi di vita della città, nè per il periodo arcaico e classico, anche se certamente, sopratutto in virtù della sua posizione strategica, essa dovette svolgere un ruolo preminente nelle vicende storiche dell’epoca.

A partire dal IV secolo a.C. Iaitas, così come tutta la Sicilia occidentale, fu sotto il dominio cartaginese. Grazie al racconto di Diodoro Siculo sappiamo che essa, tra il 278 ed il 275 a.C., fu assalita da Pirro re dell’Epiro e che durante la prima guerra punica (264-241 a.C.) gli Ietini, cacciati i Cartaginesi, si consegnarono ai Romani. Da un passo della Naturalis Historia di Plino il Vecchio e attraverso le opere di Silio Italico e Plutarco, è noto che nel 79 d.C. Ietas (denominazione Iatina della Cittá) era annoverata tra le 45 cittá di Sicilia tributarie di Roma e che nella prima etá imperiale, era uno dei 50 insediamenti urbani piú importanti dell’isola.

Nulla ci è noto attraverso le fonti per il periodo del dominio Bizantino, al quase mise fine la conquista Araba della Sicilia iniziata nell’827. Le fonti e i documenti di età normanna attestano che la presenza Musulmana a Giato (Nome dell’insediamento di età Arabo-Normanna) era molto forte; Idris, alla metà del XII secolo, parla del Castello di Giaco e dele sue prigioni sotterranee.

Quando poi, nei primi decenni del XIII secolo, scoppiarono le rivolte delle popolazioni musulmane contro la dinastia Sveva, Giato, assieme ad Entella, fu uno dei baluardi della rivolta, fino al totale annientamento ed alla distruzione dela città ad opera delle truppe di Federico II nel 1246. La popolazione scampata alla guerra fu deportata a Lucera in Puglia e dal quel momento il sito fu definitivamente abbandonato.

La città di Jato
La città di Iato
Pochi resti di strutture a fondi di capanne, rinvenute nell’area del tempio di Afrodite e nella Agorà, sono da riferire al periodo protostorico indigeno, caratterizzato dalla presenza di ceramica a decorazione piumata dello stile di Cassabile (1000-800 a.C.) e di ceramica locale a decorazione incisa o impressa, dello stile di Sant’Angelo Muxaro-Polizzello, o a decorazione geometrica dipinta.

Verso la metà del VI secolo a.C., grazie all’abbondante ceramica d’importazione rinvenuta in associazione con quella locale sono documentati i primi rapporti con il mondo greco coloniale, avvenuti probabilmente all’interno della città di un gruppo di popolazione greca. Al 550 a.C. circa risalgono infatti la costruzione del Tempio di Afrodite che, dal punto di vista architettonico, richiama coevi edifici sacri del mondo greco-occidentale ed una casa con cortile di tipo greco, distrutta nei primi decenni del V secolo a.C. Nell’area dell’agorà si sono poi individuati, al di sotto di strutture più recenti, i resti di altri edifici sacri e domestici databili dall’età tardo arcaica a quella classica. Verso la fine del IV secolo a.C., nell’ambito della rifiorita situazione economica dovuta anche all’intervento in Sicilia di Timo leone, la città fu interamente ricostruita secondo i canoni dell’urbanistica e dell’architettura greca; gli unici edifici rimasti i uso furono il tempio di Afrodite e l’edificio sacro costruito agli inizi del IV secolo a.C. nell’area dell’Agorà .

Del nuovo impianto urbanistico fanno parte le fortificazioni, la rete viaria, con un asse principale costituito da una strada lastricata che tagliava la città in senso Est-Ovest e di cui sono visibili numerosi tratti, edifici pubblici di rilievo, come il teatro e l’agorà , quartieri residenziali costituiti da case signorili con ambienti disposti intorno a cortili con peristilio. Gli edifici di età ellenistica continuarono ad essere in uso nel periodo romano-repubblicano, mentre durante la prima età imperiale ebbe inizio un periodo di decadenza e molti di essi andarono in rovina; alcune abitazioni private furono edificate sul teatro e sull’agorà e crollarono poi alla metà del V secolo d.C., probabilmente a causa delle distruzioni dovute all’invasione dei Vandali del 440 d.C.

Il periodo bizantino e documentato finora solo attraverso monete, ceramiche e oggetti di bronzo, come l’età araba, per il quale mancano tuttora resti architettonici e monumentali; poche anche le strutture relative all’età normanna, a cui si riferiscono invece molti materiali ceramici ed una notevole quantità di monete, mentre risulta meglio documentato il periodo svevo; ad esso possono attribuirsi i resti di numerose abitazioni, costruite frettolosamente con materiali di reimpiego, e alcune aree cimiteriali, nei pressi delle abitazioni, in cui sono stati attestati sia il rito musulmano che quello cristiano.

Il Nome di Iato
Il Monte Iato si erge a circa 30 chilometri a sud-ovest da Palermo. Di fatto rappresenta l’ultima propaggine a sud della catena montuosa che separa la Conca d’Oro dall’entroterra su cui scorrono i fiumi Iato e Belice.
Sopra monte Iato si estende un ampio pianoro in pendenza verso sud, su cui si insediarono i primi nuclei abitativi.
Dalla sua cima (852 metri) era possibile, infatti, controllare sia i valichi che garantivano l’accesso alla costa settentrionale dell’isola, sia la vallate del Belice, attraverso cui era possibile raggiungere la costa meridionale. L’insediamento urbanistico su Monte Iato rappresentava dunque una delle fortificazioni più sicure dell’Isola. I pendii rocciosi e scoscesi, che si trovano ai tre lati della montagna, lasciavano -infatti- una sola via d’accesso, difesa ovviamente da mura.
I primi scavi
Ritrovamento Cariatidi
Il 1971 fu l’anno in cui ebbe inizio la prima campagna di scavi condotta dalla Missione Archeologica dell’Università di Zurigo. Da allora si sono susseguite -ogni anno – regolari campagne di scavi che hanno riportato alla luce la storia ed i monumenti di una delle più affascinanti città del nostro passato.
Il nome
Tegola Iaitoy
Il nome antico dell’insediamento su Monte Jato stato tramandato in più versioni:
Le fonti storiografiche solo solite citare il nome degli abitanti (IAITINOI-IETINI-IETENSES) piuttosto che quello della città, che invece compare su una tegola (databile al II sec. a.C.) ritrovata durante gli scavi e su una serie di monete (IAITOY dal genitivo greco di IAITAS).
La città si chiamava dunque IETAS, in latino, IAITAS, in greco, e GIATO, durante il periodo medievale.
Agora
E’ la piazza principale della città antica, il cui impianto risale alla ristrutturazione dell’abitato della fine del IV secolo a.C.; si tratta di un aerea aperta di circa 50 m. X 40, pavimentata con lastre di arenaria. L’insieme non è omogeneo per quanto riguarda la cronologia. Nel portico orientale (L), contemporaneo a quello settentrionale, pertinente ciò alla sistemazione urbanistica di fine IV secolo a.C., dove va aprirsi l’ingresso alla piazza.

Il portico settentrionale (A), lungo 56 m. era a due navate con due file di 17 colonne doriche; dietro il portico, all’angolo Nord-Ovest, si riconosce il più antico Bouleuterion (C) o sala del consiglio della città. Il lato occidentale dell’agorà è composto da tre edifici principali: il portico (B) a due navate, con un tratto di basolato antistante (I); la retrostante è più recente sala del consiglio (D) di pianta quadrata e con nove gradinate per una capienza di circa 200 posti; un tempio a podio (E) di stile tipicamente italico, a cui si accedeva tramite una gradinata parzialmente conservata, adiacente il portico e aggiunto in un secondo momento.

A sud del tempio a podio un altro edificio di circa 20 m. X 7, databile al IV secolo a.C., e quindi precedente la sistemazione della piazza sembra potersi considerare un edificio sacro di tipo punico (G). Come tempietto di età classica (V sec. a.C.) è stato interpretato l’edificio (F) messo in luce nella zona centro-meridionale della piazza, delimitata in quest’area dal portico meridionale, non ancora portato interamente alla luce. Ampi tratti del basolato dell’agorà sono infine visibili in molti punti (H). La piazza ed i suoi monumenti vennero abbandonati durante la prima età imperiale e su essi si impiantarono modeste abitazioni, a loro volta definitivamente distrutte del crollo del portico nel corso del V secolo d.C.

Casa a Peristilio

casa a peristilioLo scavo dei quartieri residenziali della città nuova si e finora concentrato su una dimora signorile con cortile a colonnati, chiamata perciò casa a peristilio”. L’edificio occupa al pianterreno 800 metri quadrati ed era dotato su gran parte della sua superficie, di un piano superiore.

L’aspetto elegante della casa fa pensare a un proprietario di rango elevato. In assenza di qualsiasi documento epigrafico ignoriamo purtroppo tutto di lui. Ma esistevano, a Iaitas, altre dimore di pretesa analoga, come viene evidenziato da saggi dì scavo ad occidente e a nord est della casa a peristilio. Nella pianta della casa sì contano in tutto, cortili compresi, 25 vani. L’approvvigionamento con acqua potabile era garantito da non meno di 4 cisterne d’acqua piovana, in parte con copertura ad archi.

La facciata della casa, rivolta a sud, era messa in rilievo da grandi blocchi dì calcare, privi di funzione statica, poggianti su un muro di piccole pietre. Dallo spazio antistante il tempio dì Afrodite sì accedeva, per pochi gradini. al vano d’ingresso. Passato questo vano, si raggiungeva il cortile a peristilio. Da un’entrata secondaria, situata nel vano 7, sì accedeva al peristilio tramite uno stretto corridoio; esso stabiliva un collegamento anche con il cortile di servizio. I vani 3/4 e 12/13 dell’angolo sud-est, dì livello interno più basso rispetto al cortile della casa, disponevano di ingressi autonomi. Sì tratta di botteghe certo subaffittate. L’uso dei vani 3/4 è stato chiarito, Vasche dì pietra a livello del suolo attestano, assieme a resti di attrezzi caratteristici, una “fullonica”, una tintoria.

casa a peristilio vascaVi si lavavano e ricoloravano tessuti nuovi e usati. Lo scavo del cortile a peristilio ha messo in luce i fusti dì colonna del pianoterra ancora eretti. Molti elementi architettonici giacevano fra dì essi in posizione di crollo. Gli elementi architettonici in calcare locale, lavorati con cura fin nei minimi particolari, sono dì ordine dorico e dì ordine ionico. Il colonnato del cortile era a due piani. Degli elementi architettonici del peristilio è conservato il 30% circa, quanto basta per una ricostruzione grafica dell’alzato. La galleria del piano superiore, con pavimento in cocciopesto, era delimitata da balaustre, L’area del cortile era dotata dì un lastrico finemente levigato.

Fra le colonne del pianoterra erano inserite barre di legno smontabili. Le colonne sono, nella parte inferiore, sfaccettate anziché scannellate. Gli ambienti dì rappresentanza della casa erano situati sul lato nord del cortile, Sono messi in evidenza dalle colonne del vano di mezzo che lì separano dal cortile. La caratteristica pianta, con porte e finestre decentrate, lascia intendere che i vani laterali erano sale da banchetto. Una casa greca includeva dì norma almeno una sala da banchetto, Al piano superiore esistevano stanze dì pianta identica a quella del pianoterra.

casa a peristilio particolareI tre ambienti dì rappresentanza sì ripetevano dunque, allestiti, a detta dei reperti, in modo ancora più sfarzoso. In corrispondenza a quelle doriche del pianoterra troviamo qui due colonne ioniche all’entrata. Ogni sala dì banchetto conteneva 9 letti, ciascuno dei quali poteva accogliere due convitati. Nelle 4 sale da banchetto dei due piani si arrivava dunque ad ospitare comodamente 72 persone. Il bagno (vano 21) era dotato dì un’anticamera (vano 22) e dì un ambiente ausiliare (vano 20), Disponeva di un lavandino, di cui non restava che il sostegno (distrutto, in seguito allo scavo, dai visitatori), e dì una vasca da bagno incorporata. Il tutto non’è stato rinvenuto al suo stato originale, ma trasformato. La porta comunicante con il vano 20 fu murata in un secondo tempo. Bagni con vasche incorporate, in muratura, si riscontrano molto raramente in dimore private di epoca greca. Non a caso è proprio in Sicilia che ne esiste qualche altro esempio.

Si tratterà dì una comodità diffusa più nelle ricche zone periferiche del mondo greco che non nella Grecia propria. Il muro nord del bagno (vano 21) era attraversato dal condotto d’acqua del lavandino e da una tubatura (non più conservata) per la vasca, Qual’è la situazione al dì là del muro, nel vano 20? Con sorpresa sì constata che i condotti non continuano, ma sboccano in nicchie con bacini, C’era dunque acqua corrente nel bagno perché veniva versata a mano nei condotti! Per riscaldare l’acqua del bagno sì costruì una specie dì camino al dì sotto della vasca, con apertura ad arco nel vano 20. Nel cortile ovest, dì servizio, sì trova una scala d’accesso al piano superiore come pure, nell’angolo nord-ovest, il forno per il pane che sì faceva in casa.

La grande casa a peristilio si presenta oggi amplificata rispetto alla sua pianta originale: l’ala ovest che include il bagno con gli ambienti annessi e il cortile dì servizio fu aggiunta in un secondo tempo. L’angolo nord-ovest della pianta originale coincide con quello del vano 18, come attestano gli enormi blocchi dì calcare destinati a stabilizzarlo. Qual è la data delle varie fasi di costruzione? La casa a peristilio venne costruita intorno al 300 a.C. L’ala con il bagno venne aggiunta poco dopo, verso la metà circa del III secolo a.C. Il reimpiego di alcuni dei vani dopo un crollo parziale della casa non può essere stato che di breve durata. La distruzione definitiva avvenne verso il 50 d.C., sotto l’imperatore Claudio.

Il Teatro della città di Iato
Fu costruito alla fine del IV secolo a.C, nell’ambito della ristrutturazione della città in età ellenistica: rispecchia come modello il teatro di Dionisio ad Atene ed ha una capienza di circa 4.400 persone. La cavea era composta da 35 gradinate, suddivise da due ambulacri intermedi. Le tre gradinate inferiori, di cui la terza fornita di schienali, servivano da poedria, erano cioè i posti d’onore riservati a magistrati e sacerdoti: un abulacro retrostante separa questa zona dal resto della cavea, suddivisa in 7 settori (cunei) serviti da 8 scalinate radiali.

Un secondo ambulacro permetteva l’accesso ai posti della cavea (summa cavea), purtroppo non conservata. Le ali laterali della cavea, vicine agli analemmata (muri di sostegno esterni della cavea), sono diritte. Il muro dell’analemma occidentale è uno spendido esempio di bella tecnica a secco, utilizzata in molte costruzioni della cittá.

L’edificio è ben conservato anche se subí, nel corso dei secoli, numerose ristrutturazioni, di cui la prima verso il 200 a.C. e l’ultima nei primi decenni del I secolo a.C., nel corso degli scavi si raccolsero numerose tegole con bollo indicante la loro pertinenza all’edificio teatrale. Furono inoltre rinvenute quattro grandi statue raffiguranti menadi e satiri, seguaci di Dionisio, dio del teatro, relative alla decorazione dell’edificio scenico originale. In età tardo-imperiale una casa fu addossata all’esterno del portico dell’edificio scenico e successivamente, in età sveva sulla cavea fu costruito un quartiere di abitazioni.

Consultate la guida del parco realizzata dalla regione Sicilia.

Info Box
Orari di apertura Area archeologica

Da martedì al sabato dalle 9.30 alle 16,00 (ultimo ingresso ore 14.00)
La domenica e festivi dalle 9.30 alle 13.30.

Biglietti
Ingresso gratuito.

fonti bibliografiche del testo: “Monte Iato guida breve”,- “Monte Iato guida archeologica”
Rielaborazione testi: Leandro Salvia

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